"Igiene e Bellezza nell'antico Egitto"
"Igiene e Bellezza nell'antico Egitto"
10/06/2006 00:00:00
Aboca Museum, nella prestigiosa sede rinascimentale nel cuore del centro storico di Siena, si caratterizza come un percorso alla scoperta delle erbe medicinali attraverso le fonti del passato: erbari e libri antichi di botanica farmaceutica, mortai, ceramiche e vetrerie. Si tratta di un grande progetto di comunicazione culturale promosso da Aboca, l’azienda leader in Italia nel settore del prodotto naturale, che consente di riscoprire le radici del rapporto tra l’uomo e le Piante Medicinali attraverso una rigorosa analisi storica. In quest’ottica di ricerca storica si colloca l’impegno di Aboca Museum nella realizzazione della mostra “Igiene e bellezza nell’antico Egitto. L’altra dimensione del sapere”.
L’antico Egitto è oggi un tema ricorrente in numerosi ambiti della comunicazione e della cultura scientifica, ma non poteva essere trascurato da Aboca nel suo impegno di recupero e diffusione della tradizione storica delle piante medicinali. Il percorso di Aboca Museum tocca ripetutamente a livello di comunicazione il tema delle antiche civiltà, ma la mostra, grazie al generoso prestito concesso dal Museo Egizio di Firenze, ha permesso di creare un percorso organico di reperti originali, testi di approfondimento e prodotti dell’”antica bellezza”. La sinergia tra l’azienda Aboca, le Università di Pisa e di Perugia e il patrimonio storico artistico italiano ha garantito il successo di un impegno che ha avuto come scopo principale la valorizzazione ed il recupero delle antichissime usanze degli Egizi nella cura del corpo, sia dal punto di vista salutistico che della cura del corpo. Questo tema caro agli antichi Egizi non era privo della connotazione di sacralità che ha permeato tutta la loro misteriosa e grandissima Civiltà. Tuttavia quello che è stato tramandato a noi sui rituali e gli usi di questo popolo ci appare, per certi aspetti, di un’attualità stupefacente. La nostra storia affonda le proprie radici proprio in questa civiltà ed è affascinante trovarcisi dentro in modo così approfondito e quasi reale, anche se in un ristretto ambito che è quello rappresentato da “Igiene e bellezza nell’antico Egitto. L’altra dimensione del sapere”. Il Mediterraneo è stato uno dei centri del destino umano e noi Occidentali potremmo forse azzardare l’ipotesi che tra la “croce ansata”, simbolo di vita e resurrezione degli antichi Egizi, e la “croce patibolo”, simbolo della morte dei Romani latini, ci sia un ponte illuminato rappresentato dalla croce cristiana. Vita - Forza - Salute: questo il saluto-augurio, così denso di significato, che troviamo impresso nei papiri o sulle pareti degli edifici funerari egizi.
Nessuno può restare indifferente di fronte alle Piramidi, forme di “architettura parlante” che allude a miti solari, il tumulo primordiale su cui il Dio del Sole si è manifestato all’inizio del mondo. Le simbologie insite in altre costruzioni o nelle pietre che finivano per dare origine agli obelischi (sempre terminanti con il piramidion), erano richiamate alla memoria degli antichi Egizi dalla sola forma della piramide.
Come non stupirsi della assoluta certezza di questo popolo sull’immortalità dell’anima che continuava a vivere accanto al corpo mortale in una sorta di meravigliosa, ma anche misteriosa, armonia vitale? Da qui derivava l’assoluta importanza dei riti di mummificazione operati nella “casa della vita”, allo scopo di mantenere bello ed incorrotto il corpo, “casa” abitata dalla sua anima immortale.
Come non lasciarsi prendere dalla suggestione dell’affascinante raccolta di formule e preghiere del “Libro dei Morti”, più fedelmente tradotto “libro per vedere la luce”, in cui la nostra sensibilità, poggiata sulla cultura di antichi principi biblici, è scossa e sorpresa nel leggere le 42 confessioni, così simili ai principi delle religioni attuali, che il defunto negava di aver commesso?
Insomma, gli Egizi credevano già, nel bene e nel male, che la vita potesse continuare nell’aldilà. È dunque con grande rispetto e deferenza che ci poniamo di fronte a questo complesso ed antichissimo rituale funerario, regale nella sostanza prima ancora che nella forma, base su cui va edificata la storia delle origini della religione egizia, una raccolta di testi probabilmente i più antichi che tutta la storia dell’umanità ci abbia tramandato.
Nonostante la visione del mondo degli antichi Egizi fosse apparentemente molto lontano dal nostro vale comunque la pena il nostro sforzo di immedesimazione per comprendere meglio l’origine della nostra cultura.
Un po’ come se noi volessimo assumere a simbolo di continuazione il pilastro djed (zed), asse immutabile che collega la Terra al Cielo ed illumina la Coscienza, qualcosa di analogo al bastone pastorale degli antichi padri di Israele, sul quale era incisa la loro storia e che veniva tramandato a colui che era prescelto alla successione, passaggio reso sacro dal rito dell’unzione, una pratica igienico-salutare che nell’ambito del popolo egizio costituiva la norma giornaliera.
Come non restare stupiti di fronte a riti che vengono così da lontano e che proprio per questo ripropongono intatto il valore e la suggestione di una realtà immanente che ci supera e che l’uomo fin dai suoi albori ha legato al Sole, fonte di vita, ma anche disco raggiante a tutti comprensibile? Il Sole, infatti, esprimeva il senso del divino ed aveva una terrena incarnazione nel Re, figura che tra i mortali rinnovava, quale diretta espressione del Dio Sole stesso, i fasti della divinità.
Ma accanto al sovrano, una sorta di Dio incarnato, ecco il dio della natura, Osiride, vero protagonista della civiltà egizia, dominatore della Valle del Nilo. Ucciso dal fratello Seth (il richiamo ad Caino ed Abele e forte), risorse nell’apoteosi dell’Immortalità. E’ lui la chiave per capire i misteri dell’antico Egitto, l’evoluzione della religione che caratterizzò la stessa vita politica ed economica nella Valle del Nilo, diffondendo verso il Mediterraneo gli elementi fondamentali della sua strepitosa civiltà, quando l’Europa era ancora all’età della pietra. Baluardo contro le invasioni dei popoli orientali, l’antico Egitto salvò dal deserto il “popolo eletto”, quasi come se la sua missione storica fosse quella di difendere la nascita della futura civiltà “occidentale”. Eventi storici come la migrazione di Abramo, la vita di Mosè, cresciuto da una principessa egiziana, la fuga in Egitto della famiglia di Gesù per sfuggire all’eccidio di Erode, legano la storia del cristianesimo a quella dell’antico Egitto.
Erodoto definì il popolo egiziano “il più scrupolosamente religioso”, religiosità che era anche norma morale, estetica e finanche cura del corpo e che pertanto trascendeva la particolare divinità oggetto di adorazione. Quello che contribuiva a rendere il corpo forte e bello aveva anche una valenza sacra e si rifletteva sullo spirito, come insegnava Amenemope alla fine del II millennio a. C.: “Rendi il tuo corpo forte e felice e cura te stesso per rispetto al Signore dell’Universo”.