Herbarium vivae eicones ad naturae imitationem summa cum diligentia et artificio effigiatae, (...).

Farmaceutica Erbari


Herbarium vivae eicones ad naturae imitationem summa cum diligentia et artificio effigiatae, (...). Nella titolo della sua opera più importante, "Herbarum vivae icones", troviamo indicati quali erano i proponimenti di Otto Brunfels nel preparare un erbario e cioè il raffigurare le piante come vive, nel loro stato naturale; nella parte dell’opera che analizziamo, con l’argomento "De utilitate herbarum et simplici medicinae" (sempre del 1530) gli obiettivi sono gli stessi: dal punto di vista delle informazioni botaniche e mediche non troviamo grosse novità, ma la solita riproposta d’usi e virtù gia noti. Siamo nei primi decenni del’500, in un momento difficile dell’iconografia botanica: l’invenzione della stampa richiede un lavoro sempre maggiore a disegnatori ed incisori, che non sono specializzati in questo settore ed ancora abbozzano erbe e vegetali con pochi tratti semplici di carattere medioevale. Del resto le difficoltà che s’incontrano con la silografia sono enormi: penne da disegno, bulini e sgorbie per rendere i particolari devono essere maneggiati da mani esperte. Il nostro autore si affida in questo al valentissimo Hans Weiditz, che entra subito in contrasto con lui per il desiderio di inserire nell’erbario anche piante semplici e con poca tradizione storica, ma di gran riuscita grafica. E’ il caso della "pulsatilla", che si può considerare un capolavoro per il suo aspetto arioso, mosso e naturale. L’immagine è "vivente": un fiore soltanto guarda il lettore, gli altri sono posti in posizioni naturali, così come le foglie che riempiono il riquadro. Anche il cardo dei lanaioli (dipsacus fullonum) è disegnato nel pieno vigore della sua crescita e così pure l’"helleborus niger", di pagina 30 del nostro libro, riempie il foglio con le foglie ed i fiori magistralmente resi verosimili. Sempre nella stessa pagina notiamo la nomenclatura greca, latina e tedesco gotica. La maggior parte dei disegni e, probabilmente anche delle incisioni, dei primi due libri dell’"Herbarum vivae icones" e quelli della parte intitolata "De utilitate", sono in ogni caso da attribuirsi al Weiditz, per il loro stile inconfondibile. Se vogliamo fare un confronto con l’erbario del Fuchs "De historia stirpium" (1542), la prima osservazione è che queste ultime sono più semplici e meno ombreggiate, ma dobbiamo tenere in considerazione che le piante del Fuchs erano state predisposte per la colorazione. Otto Brunfels si ripromette con il suo lavoro di non avere altro obiettivo "se non quello di fornire un sostegno alla declinante botanica, di ridare vita ad una scienza quasi estinta".


Alcune immagini del libro