Dettaglio libro
De plantis Aegypti liber. Cum observationibus & Notis Ioannis Veslingii eqvitis in patavino Gymnasio anatomiæ & pharmacie professoris primarii. Accessit Alpini de Balsamo liber. Editio altera emendatior.
Farmaceutica - Erbari
L’Alpino, conclusi gli studi di medicina nel 1578 a Padova (era nato a Marostica nel 1533), nel 1580 andò in Egitto al seguito del console Giorgio Emo. E’ lì che ebbe modo di fare tutta una serie di osservazioni, non solo sulle pratiche mediche degli Egiziani, ma anche sulle piante che in parte lui stesso raccolse. Il De plantis Aegypti, pubblicato per la prima volta nel 1592 dopo il ritorno dell’Alpino a Padova come Professore di Botanica e Prefetto di quell’Orto Botanico, rappresenta la sintesi della sua attività di studioso di botanica durante il soggiorno nel paese africano. Tuttavia la sua preparazione medica, al di là di quella naturalistica, trapela ad ogni riga. L’opera, impostata come un colloquio con un interlocutore (Gualandino), è interessante per alcune "innovazioni" introdotte in Europa per la prima volta. Tra queste costituiscono una primizia, in particolare, la descrizione di una bevanda tonica e corroborante fatta con i semi di una pianta importata dall’Arabia che i locali bevevano al posto del vino (è chiaramente la pianta del caffè) e la descrizione del Balsamo della Mecca con l’illustrazione dettagliata. Ma l’opera è interessante anche per l’uso di sinonimi egiziani e latini e per le figure originali. Esempi di piante citate sono il cotone, il lablab (con relativa figura colturale a graticci), l’Abrus precatorius, la banana, il sesamo, la colocasia, la pistia, lo psillio e così via. Questa edizione del De plantis è quella curata da Giovanni Veslingio, professore di Anatomia e Farmacia nel Ginnasio di Pavia. Rilegata con il De plantis Aegypti è l’opera Prosperi Alpini De Balsamo Dialogus, stampata a Pavia nel MDCXXXIX sempre per i tipi di Paolo Frambotto (54 pagine, numerazione separata), dove l’Alpino, in forma sempre dialogata tra Abdella, medicus aegyptius, Abdachim, hebreus, e Alpino stesso, italus, parla del Balsamo (Balasson ab Aegyptiis vocato) relativamente all’origine, alla tecnica di estrazione e conservazione ed alle sofisticazioni. La figura della pianta è la stessa del De plantis. Segue un terzo contributo (80 pagine), il De plantis Aegyptiis Observationes et Notae di Giovanni Veslingio Mindano, che qui si definisce cavaliere e professore primario di Anatomia e Chirurgia nel Ginnasio patavino, stampato presso lo stesso autore del De plantis nel MDCXXXIII. L’autore riesamina tutte le monografie scritte dall’Alpino, facendo confronti e paragoni con le piante viste da lui. Ne aggiunge anche di nuove, come il beid el ssar, l’origano indico, la luffa, la datura aegyptia, il lupino, il convolvolo.