De historia plantarum libri decem, græce & latine. In quibus textum græcum variis lectionibus, emendationibus, hiulcorum, supplementis: latinam gazæ versionem nova interpretatione ad margines: totum opus absolutissimis cum notis, tum

Farmaceutica - Storia


De historia plantarum libri decem, græce & latine. In quibus textum græcum variis lectionibus, emendationibus, hiulcorum, supplementis: latinam gazæ versionem nova interpretatione ad margines: totum opus absolutissimis cum notis, tum A ragione Teofrasto (371-286 a. C.), cioè colui che parla come un Dio (il soprannome gli fu attribuito dal grande Aristotele di cui era discepolo), può essere considerato il padre delle scienze naturali e in particolar modo della Botanica, della quale fissò i cardini principali in alcune opere, tra le quali primeggiano i dieci libri (in realtà sono 9) di quella che in Occidente è più nota come Historia plantarum. L’opera viene qui presentata in una riedizione del 1644 nella quale a fronte del testo greco compare la traduzione latina di Teodoro Gaza. I dieci libri costituirono per quel tempo una vera e propria enciclopedia botanica che si occupava sia di un embrionale inquadramento tassonomico (è marcata la distinzione tra alberi, erbe e suffrutici e una quarta categoria, quella delle piante perenni) quanto della formazione, della struttura, dell’impiego delle varie parti delle piante di cui venivano descritte le radici, le foglie, le cortecce, i fiori, i frutti, i bulbi, il loro modo di riprodursi, la ripartizione ambientale (piante terrestri e piante acquatiche), i succhi e gli odori che secernono e così via. Alla fine di ogni capitolo (24 nel primo libro, 9 nel secondo, 18 nel terzo, 19 nel quarto, 10 nel quinto, 7 nel sesto, 14 nel settimo, 10 nell’ottavo e 22 nel nono e nel decimo insieme), in cui sono affrontati su due colonne il testo originale di Teofrasto e la traduzione latina, sono riportate le critiche (animadversiones) di Giulo Cesare Scaligero, le annotazioni (annotationes) di Roberto Costantino e infine le note (notae) e il commento (commentarius) di Giovanni Bodeo da Stapel (Stapelio). Quest’ultimo è il vero autore della voluminosa opera, quasi 1200 pagine in quarto (più una cinquantina di carte fuori testo), che correda il suo commento di disegni in bianco e nero di piante o di loro parti, molto schematici, ma nel complesso sufficientemente aderenti alla realtà. Nel corso dei commenti ai vari capitoli lo Stapelio approfitta per allargare il già ampio quadro tracciato da Teofrasto ed illustrare in modo quasi enciclopedico tutte le varie specie botaniche e le loro applicazioni che vanno, tanto per fare alcuni esempi, dai vari tipi di frutta, alle piante alimentari, alla produzione di balsamo, alla descrizione delle piante coltivate e spontanee, ai parallelismi tra una specie e l’altra, alla raccolta della cannella, a come, e da che alberi, fare il carbone.


Alcune immagini del libro