Dettaglio libro
Febbre e antipiretici per il professor A. Murri.
Monografia
E’ una piccola pubblicazione del 1885 estratta dalla Gazzetta degli Ospitali, rivista che, in quel periodo, esce due volte alla settimana a Milano per i tipi della Casa Editrice Vallardi; gli articoli di clinica e chirurgia medica vengono inviati dagli studiosi di molte Università ed annualmente viene pubblicato il riassunto delle più importanti pubblicazioni dell’anno con il titolo di "Annuario delle scienze mediche". L’argomento, affrontato in una decina di pagine, è quello molto discusso della "Febbre e Antipiretici" affrontato fin dall’antichità come un passo fondamentale nell’impostazione di una terapia; nell’introduzione il professor Murri vorrebbe esporre i risultati degli studi secolari e delle diatribe su questi argomenti, ma si trova ancora di fronte a giudizi diversi e a poche conclusioni precise. " La febbre costituisce essa il più grave, forse l’unico pericolo per i febbricitanti, oppure rappresenta essa davvero un savio congegno della natura ?"Da una parte alcuni scienziati sostengono che la febbre, bruciando "sostanze pirogene", purifica l’organismo e quindi è insensato impedire questa azione "provvidamente salutare per l’uomo", dall’altra altri sostengono la necessità di eliminare subito la febbre. Murri esamina nel suo dotto discorso vari tipi di manifestazione febbrile, dalla ricorrente alla palustre, dalla carbonchiosa alla quartana. Le pagine finali trattano i farmaci antipiretici con la considerazione che "una forte antipiresi non è neppur possibile senza un abbondante sudore". Osserva che il chinino non accresce, anzi diminuisce il sudore, mentre la cairina e l’antipirina ottengono l’effetto contrario. La più importante azione degli antipiretici è quella di "ristabilire nei febbricitanti il medesimo meccanismo di refrigerazione, con cui l’uomo mantiene inalterata la propria temperatura", e questo quando questi farmaci riescono ad essere "condizione indispensabile per un’abbondante sudorazione di acqua".