Dettaglio libro
Trattato di Christoforo Acosta Africano medico, & chirurgo. Della historia, natura, et virtu delle droghe medicinali, & altri semplici rarissimi, che vengono portati dalle Indie Orientali in Europa, con le figure delle piante ritratte, & disegnate dal
Farmaceutica
Opera di grande valore: in forma di schede, vengono illustrate tutta una serie di droghe esotiche che l’autore ebbe modo di conoscere direttamente in situ, al contrario dei botanici che fino ad allora lo avevano preceduto e di quelli a lui contemporanei. Il soggiorno nei paesi delle "spezie" permise all’Acosta di offrire descrizioni dal vivo di prima mano e di criticare, senza ritegno, le descrizioni e le raffigurazioni degli altri, a partire da Teofrasto per arrivare al Mattioli, passando ovviamente per Plinio, Dioscoride, i grandi medici botanici arabi (Mesuè, Avicenna, ecc) e tanti altri. La lista delle specie trattate non è lunga, ma interessante per il tipo di piante scelte. La prima droga (= spezia) trattata è quella della cannella, alla quale seguono il pepe nero, i chiodi di garofano, la noce moscata, il macer, il pavate, la galanga, il tamarindo, il fico d’India, il legno di china, la datura, la nocella indiana o avellana indica, la palma, i cocchi contro il veleno (dei frutti portati dal mare e riservati ai Re), i pomi dell’India e la lacca da essi prodotta (alchermes), la canna fistula, il cubebe, il betel, il cat, la pietra bezahar, il sandalo, la spicanardo, lo schinanto, l’aloe, l’ambra, l’amomo, l’anacardo, l’erba viva (che non è che la mimosa pudica), l’erba molle che ogni sera pare morire e poi rinascere la mattina dopo, la canfora, le carambole, lo zafferano d’India ovvero la curcuma, il gengiovo ovvero zenzero, lo iacalo iambi, il mirabolano, il negundio, il nimbo, il rabarbaro, l’ambari, lo spodio, il turbit, i pignoli di maluco, il mango, il carameis, il caius, l’erba e il legno di maluco, i legni delle serpi, la moringa, l’ananas, il sargazo, i carcapuli, il baungue, l’assa fetida, il calamo aromatico, il cardamomo, il costo, la manna di cui racconta una sofisticazione, l’indaco, l’oppio. Oltre alle proprietà medicinali di ogni specie, l’autore dà preziose informazioni sui nomi locali, sull’uso tradizionale da parte delle popolazioni autoctone, citazioni in letteratura sull’uso alimentare (come nel caso della galanga), storielle e aneddoti leggendari (racconta che il fico d’India potrebbe essere stato la causa del peccato d’Adamo soprattutto perché la foglia (sic!) è così grande da ricoprire un uomo). Le ultime 23 pagine del testo curiosamente sono riservate ad un mini trattato sull’elefante.